La vocazione storica della Bassa Bergamasca è stata principalmente di tipo agricolo. Nei secoli quindi contadini, signori e comuni hanno edificato chiesette e santuari fuori dai borghi, in mezzo alla compagna. Molte di queste, pregevolmente affrescate o decorate, sono ancora ben conservate e trasmettono il fascino di un’antica civiltà rurale.
Cividate al Piano
Chiesetta di Santa Margherita
L’origine della cappella potrebbe risalire al XII-XIII secolo, anche se la prima notizia che ne documenta l’esistenza risale alla visita pastorale del 1555.
La primitiva struttura era costituita da un unico vano con copertura lignea a vista e aperto in facciata. Le pareti interne erano decorate con affreschi realizzati nel XV secolo. La planimetria attuale rispecchia invece il tipico impianto di un oratorio campestre, frutto di un ampliamento avvenuto sul finire del XVI secolo. Fu allora ricavata un’aula rettangolare voltata a botte con presbiterio a terminazione piana e con altare a parete rialzato su un gradino, sopra il quale fu collocata in seguito la pala, forse del Cavagna. Il portico sostenuto da due singolari colonne tuscaniche composte da grossi rocchi di arenaria sovrapposti, si antepone alla tipica facciata con ingresso centrale, affiancato da due basse finestre protette da inferriate attraverso le quali i fedeli potevano seguire dall’esterno le cerimonie che si svolgevano all’interno rimanendo nel contempo protetti dalle intemperie. Il campanile fu invece completato nel 1861.
Cortenuova
Santuario di S. Maria al Sasso
L’edificio del santuario di Santa Maria del Sasso esisteva già nel XIII secolo, come ben testimoniano le tracce di affreschi rinvenute negli anni Novanta nel corso di alcuni lavori di restauro: gli affreschi rappresentano San Francesco d’Assisi e i suoi confratelli in un paesaggio agreste. Era intitolato però a Santa Maria della Campagna. Grazie alla sua posizione periferica rispetto al centro abitato, sopravvisse alla distruzione portata dall’esercito imperiale di Federico II che nel 1237 rase al suolo la città.
Nel XVI viene invece intitolato a Santa Maria del Predono cioè del macigno, in riferimento alla pietra conservata all’interno, sulla quale -leggenda vuole- la Madonna e il Bambino apparvero seduti ad alcuni contadini –forse proprio nel ‘500, forse prima. Nei secoli ha subìto numerosi interventi fino alla totale riedificazione promossa nel XVIII secolo dalla famiglia Pezzoli, che all’epoca deteneva il patronato della chiesa.
L’interno è decorato da pregevoli stucchi eseguiti nel 1753 dal luganese Muoio Camuzio: essi circondano i dipinti della volta realizzati da Vincenzo Angelo Orelli, raffiguranti l’Ascensionee la Fuga in Egitto, datati 1757, e le tele di Francesco Cappella, di forma ovale, con i Misteri del Rosario. Anche i dipinti di Giovanni Raggi l’Adorazione dei Magi e San Carlo Borromeo tra gli appestati sono circondati da stucchi allegorici dorati.
Il santuario custodisce i resti delle martiri Irene e Anatolia, donati dalla famiglia Passi di Calcinate, che a sua volta li aveva ricevuti da Papa Gregorio XVI. Per questo nel 1953 la chiesa è riconsacrata a “Santa Maria Assunta ed alle sante martiri Irene e Anatolia”.
All’esterno sono visibili la lanterna della cupola del presbiterio e il campanile, costruito nel 1956 in sostituzione di quello settecentesco demolito l’anno precedente.
Dal 1950 è chiesa parrocchiale della località di Santa Maria del Sasso.
Ghisalba
Santuario Madonna della Consolazione
Il Santuario di Ghisalba è sorto per volontà della Madonna, che apparve ad una anziana donna del paese, il 14 agosto 1453. Come segno dell’apparizione la povera Tonolla avrebbe portato infisso nella gola il coltello che teneva in mano, e non avrebbe potuto estrarlo fino a che il popolo non avesse deliberato l’edificazione della cappella. Sopra la prima cappella subito costruita, venne poi edificata una chiesa, rifatta completamente nel secolo XVII e restaurata nel 1850, dando luogo all’attuale santuario situato a circa 1 km fuori dell’abitato con portico sulla facciata. Il campanile a bulbo è del 1666. All’esterno della chiesa, sulla facciata laterale, si nota un affresco del miracolo del 1494, all’interno un affresco del 1500. Nell’abside si trova un grande dipinto del 1684 di Giovan Battista Soldani, che attesta il miracolo. Nel coro è situato il cosiddetto “scurolo” contenente un quadro assai antico del miracolo e il luogo dove la Madonna ha posato i suoi piedi. C’è una reliquia che si presuppone contenga un pezzettino di stoffa proveniente da Nazareth, toccato dalla Madonna 2000 anni fa. La Madonna della Consolazione fu solennemente incoronata nel 1924.
Martinengo
Santuario della Madonna della Fiamma
Il caratteristico santuario della Madonna della Fiamma sorse nel lontano 1512 col titolo di Santa Maria e San Pantaleone. L’effigie che diede origine al nome del santuario è uno splendido affresco della Madonna con Bambino del primo Cinquecento trasportato in blocco sopra l’altare in seguito a un incendio. Le quattro lunette sul presbiterio raffigurano lo Sposalizio della Vergine, l’Annunciazione, la Sacra Famiglia al lavoro e la Morte della Vergine. Da non perdere una bella tela di Enea Salmeggia (1597) che rappresenta il Terz’ordine francescano con elaborata cornice in stucco, posizionata sulla sinistra del presbiterio. Altri nomi che si trovano qui sono quelli di Girolamo Poloni e dell’ebanista Fantoni. Dapprima di struttura semplice, nell’Ottocento il santuario è modificato in senso neoclassico.
Martinengo
Chiesa dei Santi Fermo e Rustico
La chiesa dei santi Fermo e Rustico è con tutta probabilità la più antica di Martinengo e originariamente dedicata a San Salvatore, elemento che ci permette di datare la fondazione dell’edificio al periodo di dominazione longobarda (secoli VI-VIII d.C.).
In seguito alla costruzione delle mura, San Salvatore ha conosciuto un periodo di degrado e di abbandono, cui è seguito un rimaneggiamento fra il XV e il XVI secolo che ha portato anche alla nuova intitolazione.
La pianta della chiesa è a croce greca; durante i restauri del Cinquecento viene coperta la cupola. All’interno si trova una serie di affreschi realizzata da pittori locali; i soggetti rappresentati sono ricorrenti, perché invocati durante le numerose epidemie di peste che flagellavano l’Europa in quei secoli: san Rocco, san Defendente, san Sebastiano.
Nella cupola invece sono rappresentati i quattro Dottori della Chiesa.