Dal 10 ottobre al 2 novembre, lo spazio del Filandone di Martinengo ospita una prestigiosa esposizione che ripercorre oltre settant’anni di storia dell’immagine fotografica.
La mostra, promossa da Pro Loco Martinengo APS, Galleria Elleni, Studio Alessandro Villa, con la collaborazione della Città e Biblioteca di Martinengo, propone un viaggio che va dalla Mec Art degli anni Sessanta fino alla fotografia digitale contemporanea.
Il percorso espositivo prende avvio con i pionieri della Mec Art italiana, movimento nato nel 1965 grazie al critico francese Pierre Restany, che portò su tela le immagini provenienti dai mass media, dal cinema e dalla televisione. In mostra, tra gli altri, i lavori di Gianni Bertini, con i suoi richiami ai linguaggi della comunicazione di massa; le celebri “scomposizioni” di Bruno Di Bello, ispirate alle icone artistiche del Novecento; e le raffinate riflessioni di Aldo Tagliaferro sul rapporto tra identità e percezione.
La narrazione prosegue con alcuni dei grandi maestri della fotografia italiana:
- Gabriele Basilico, con la serie dedicata a Beirut, città segnata da quindici anni di guerra;
- Gianni Berengo Gardin, testimone attento della realtà urbana e sociale;
- Maurizio Buscarino, che restituisce l’intensità irripetibile del teatro;
- Mario Cresci, tra i più concettuali, con le opere della serie Fuoritempo;
- Franco Fontana, interprete del paesaggio urbano americano dai colori vibranti;
- Elio Mariani, artista eclettico, che attraversa pittura, grafia e fotografia con opere capaci di coniugare rigore concettuale e libertà espressiva.
A completare il percorso, gli sguardi più contemporanei: Gian Paolo Tomasi, con le sue immagini manipolate e dense di riferimenti socio-politici, e Giorgio Sorti, che attraverso i suoi “Toys” ci conduce in un universo sospeso tra realtà e immaginazione.
L’esposizione trae linfa dalla Collezione Villa, importante raccolta privata che documenta come l’immagine meccanica – dalla camera oscura a Photoshop – sia stata declinata da ciascun autore con linguaggi personali e spesso antitetici, trasformandosi in una vera e propria “scrittura visiva”.
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