Gastronomia

La lunga tradizione agraria della Bassa Orientale Bergamasca si riflette anche nei suoi prodotti tipici, strettamente legati al territorio e alla civiltà contadina

Raviolo Nostrano di Covo

raviolo_nostrano_di_covoIl Raviolo Nostrano di Covo è un prodotto De.Co. (Denominazione Comunale d’Origine). La tradizione di preparare ravioli nostrani a Covo, in occasione della Sagra ad essi dedicata la seconda domenica del mese di ottobre, riprende una tradizione contadina sviluppatasi tra la fine dell’800 e i primi del ’900. Con colossali mangiate di ravioli, infatti, il mondo contadino festeggiava la fine dell’annata agricola e l’inizio del periodo di riposo nella stagione fredda. La festa e la Sagra del raviolo duravano diversi giorni: a turno ne mangiavano le diverse categorie professionali. Così i ravioli il lunedì spettavano ai contadini, il martedì a commercianti, maniscalchi, fabbri e altri artigiani e così via per gli altri giorni della settimana fino a comprendere tutti i mestieri esercitati nel borgo, secondo una consuetudine riportata oralmente attraverso le varie generazioni. Neanche la ricetta dei ravioli è scritta, ma tramandata verbalmente dalle massaie.
Dal 1984 la Sagra del Raviolo Nostrano è tornata in auge grazie ai soci della «Cooperativa XXV Aprile», che lavorano alacremente per preparare la golosa specialità da servire anche durante le altre feste della comunità. La ricetta del raviolo nostrano di Covo è disponibile sul sito ufficiale.

 

Patata di Martinengo

patata dop di martinengo

Un tempo, gli abitanti di Martinengo erano indicati con il soprannome di “Patatù de Martineng”. Questo perché su tutto il territorio comunale era largamente coltivata una varietà di patata particolare, la varietà Kennebec, dalle caratteristiche morfologiche e organolettiche ben definite, non riscontrabili in tuberi coltivati al di fuori del paese. Noto come “Patata di Martinengo”, questo ortaggio è oggi un prodotto di nicchia e De.Co. (Denominazione Comunale d’Origine). Secondo l’agronomo Maurizio Vittori “le eccelse qualità organolettiche di questa patata derivano dal connubio tra microclima e terreno propri del comune di Martinengo”.
Presenta una forma tondo-ovale, buccia gialla o giallognola con superfice liscia e occhi superficiali e una polpa bianca o leggermente gialla di consistenza media. Viene prodotta in due tipologie: la novella, che viene raccolta a fine giugno, e la tradizionale, raccolta dal 15 agosto in poi, quindi acquistabile anche nella grande distribuzione. Dal punto di vista morfologico le piante devono avere uno sviluppo vegetativo rigoglioso con foglie grandi di colore verde intenso. La precocità di maturazione è variabile da precoce a mediotardiva, in funzione delle varietà.
Se un tempo era noto abbastanza da diventare indicativo del paese che lo produceva, in seguito il tubero è stato dimenticato. E’ stato riscoperto nel 2002 dal gastronomo, editore, scrittore e filosofo Luigi Veronelli che, con il Comune, ha dato adito a diverse iniziative volte a rilanciarla. Tra queste la più importante è la  Festa della Patata di Martinengo, che ha luogo la terza domenica di settembre. Una giornata ideale per riscoprire i prodotti e i sapori del nostro territorio, animata anche da dimostrazioni culinarie. 
A questo proposito gli esperti suggeriscono che tradizionalmente questa varietà si cuoce a vapore o al forno oppure è impiegata nella produzione di gnocchi. E non v’è dubbio che sia buonissima …al punto da essere servita a palati più importanti del mondo! Un esempio? Nel 2017 Barack Obama si trovava a Milano in occasione di una fiera sul cibo…>> Leggi l’articolo.

 

I “Masadùr” di Calcinate

Cacciatore salume bergamscoA Calcinate ha sede l’Associazione Norcini Bergamaschi che rappresenta “I Masadùr” cioè gli operatori del settore alimentare che, nel rispetto delle regole della tradizione di un mestiere antico, sono esperti nella trasformazione delle carni in salumi. Anche se ogni “masant”, in funzione del proprio gusto e della tradizione del territorio in cui lavora, ha la sua ricetta personale, con i segreti che mai svelerà, si è cercato di descrivere le cose che li accumunano per dare una indicazione unica.

 

Dolce di Romano

un-dolce-per-romanoIl dolce tipico di Romano è stato decretato attraverso un concorso a cui hanno partecipato diversi sfidanti ognuno affiancato da da altrettanti tutor scelti tra i ristoratori e i pasticceri di Romano, per perfezionare le ricette. La vincitrice, la signora Stefania Bianchini  supportata dal ristorante “il Capriccio”, ha proposto una torta a metà tra una sbrisolona e un tiramisù, creata con ingredienti semplici e locali e una spolverata finale di zucchero a velo che disegna il profilo della rocca di Romano.