Teatro di battaglie cruente, Cividate, affacciato sul fiume Oglio, conserva i resti della sua imponente rocca difensiva
Storia
Le origini del paese sono fatte risalire all’epoca della colonizzazione romana. Tale ipotesi è suffragata soprattutto dal nome: civitas (da cui poi Cividate) starebbe infatti ad indicare, in lingua latina, un insediamento urbano di discrete dimensioni.
Caduto l’Impero romano d’Occidente, i nuovi padroni del territorio furono i Longobardi prima e i Franchi poi, che importarono il modello della società feudale. Il castello di Cividate fu eretto probabilmente dai conti di Bergamo a difesa del confine con Brescia nel XII secolo (v. sotto).
In epoca comunale il paese fu al centro degli scontri tra le fazioni guelfe e ghibelline, trovandosi geograficamente sul confine tra le due fazioni, con Bergamo e Cremona da una parte e Milano e Brescia dall’altra. Le lotte causarono notevoli perdite umane e una grande instabilità sociale e politica.
Uno degli episodi più cruenti fu la celebre battaglia di Malamorte, combattuta nel 1191 dai bergamaschi (alleati con la città di Cremona) contro i bresciani. Furono questi ultimi ad avere la meglio, al termine di una vera e propria carneficina con più di duemila caduti sull’immenso campo di battaglia; si narra che il sangue degli uccisi colorò di rosso le acque dell’Oglio per alcune ore. Tra i territori strappati a Bergamo da Brescia vi fu anche la parte del territorio di Cividate posta sulla riva destra del fiume.
L’egemonia bresciana tuttavia durò soltanto fino al 1237, quando l’imperatore Federico II sconfisse la Lega lombarda a Cortenuova e consegnò il paese a Bergamo sua alleata.
Un secolo più tardi, precisamente nel 1366, il territorio di Cividate venne infeudato dalla famiglia dei Visconti, nella persona di Beatrice Regina della Scala, moglie di Bernabò. Tuttavia la pace era ancora lontana, tanto che nel 1404 nuove battaglie sconvolsero Cividate: questa volta furono i lodigiani guelfi a mettere a ferro e fuoco il borgo, arrivando persino a distruggere il castello. Questo venne ricostruito qualche anno più tardi, quando il paese, come buona parte della bergamasca, venne conquistato della Repubblica di Venezia (1428).
Posto in una zona di confine tra la Serenissima ed il Ducato di Milano chiamata Calciana (lambita a sud dal Fosso Bergamasco, divisione tra le due entità politiche), era da considerarsi in una vera e propria zona franca, senza tasse da versare e con una propria amministrazione. E come in tutte le zone di confine, notevoli erano le attività di contrabbando. La totale esenzione dalle tasse durò fino alla metà del XVIII secolo.
La caduta di Venezia sotto il dominio napoleonico nel 1797 comportò l’annessione di Cividate alla Repubblica Cisalpina.
Il successivo insediamento degli austriaci, che instaurarono il Regno Lombardo-Veneto, non ripristinò le vecchie agevolazioni, ma garantì un nuovo sviluppo che portò il paese a godere un ruolo di tutto rispetto in ambito economico nella pianura bergamasca. Questo non impedì che molti giovani prendessero parte alle guerre d’indipendenza, contribuendo così alla nascita del Regno d’Italia.
Da vedere
Castello di Cividate
Chiesetta di Santa Margherita
Chiesa Parrocchiale di San Nicolò
(v. foto in testata) La chiesa venne eretta presumibilmente dopo le prime crociate (sec. XI-XII) come chiesa del castello. Nel Trecento tuttavia sostituì nel ruolo di parrocchiale quella più antica di San Martino, posta fuori dall’abitato. Incendiata nel corso della battaglia di Cortenuova dai Bergamaschi nel 1237, fu subito ricostruita e successivamente ampliata in stile tardo-gotico. La struttura definitiva si è costruita tramite successive sistemazioni, tra le quali quella del XVIII secolo, in stile barocco. L’ultimo ampliamento, con le tre navate, si ebbe alla fine dell’Ottocento. Sulla facciata della chiesa si possono ammirare statue del Manni e di altri scultori mentre all’interno, nella sacrestia, è collocato un armadio di Giovan Battista Caniana, discendente della famosa famiglia di ebanisti, autore anche di un altare laterale.