Mornico al Serio, Alimentazione e Agricoltura

Quando:
23 giugno 2018@17:30
2018-06-23T17:30:00+02:00
2018-06-23T17:45:00+02:00
Dove:
Auditorium Comunale Sant'Andrea, Mornico al Serio
Via Castello
55, 24050 Mornico Al Serio BG
Italia
Mornico al Serio, Alimentazione e Agricoltura @ Auditorium Comunale Sant'Andrea, Mornico al Serio | Mornico Al Serio | Lombardia | Italia

Alimentazione e agricoltura: riflessioni sull’Albero degli Zoccoli dal convegno di Mornico al Serio

A Mornico al Serio, sabato 23 giugno, si è conclusa la prima parte degli incontri dedicati al film “L’albero degli zoccoli”. Dal 24 febbraio – giorno dell’inaugurazione del ciclo a Treviglio – e nei mesi seguenti, ognuno dei sette comuni (facenti parte del coordinamento per le celebrazioni dei 40 anni del film) ha ospitato un convegno a tema, di volta in volta dedicato a un aspetto differente dell’opera. A Mornico, in quanto comune capofila, è toccato chiudere in bellezza con un approfondimento sull’alimentazione e sull’agricoltura. In qualità di ospiti speciali e relatori –  presso l’Auditorium comunale Sant’Andrea – erano presenti il vicepresidente di Slow Food Lorenzo Berlendis e Maurizio Plebani, un esperto di fotografia e grande appassionato del film di Olmi, di cui conosce ogni singolo fotogramma. A moderare, il coordinatore del progetto Diego Moratti. A fare gli onori di casa, il sindaco Eugenio Cerea e il consigliere con delega alla cultura Marco Redolfi.

I due relatori hanno alternato le loro riflessioni a certi momenti significativi della pellicola. Non si poteva non partire con la primissima sequenza del film che, non a caso, riprende dei campi di mais. Olmi pone l’attenzione quindi fin da subito sul frutto della terra e della raccolta dei contadini protagonisti della storia. Un tempo, si viveva quasi del solo cibo che si coltivava, considerando tra l’altro che una buona “percentuale” del raccolto andava consegnata al padrone dei terreni, come difatti si vede nel film. Vediamo i contadini al lavoro per macinare il mais e ricavarne farina con cui fare poi la polenta, uno dei piatti principi della tradizione contadina, che noi abbiamo ereditato. Berlendis coglie l’occasione per evidenziare quanto il mais sia centrale nell’alimentazione umana (è la pianta più coltivata al mondo dopo il riso) e ne esistono circa 5-7 varietà, tutte appannaggio delle grandi multinazionali. Gran parte del mais prodotto, però, non soddisfa i bisogni alimentari dell’uomo, dal momento che finisce negli allevamenti come mangime per il bestiame. Senza considerare quello che viene scartato, magari perché non rispondente ai canoni del mercato: un problema che fa molto riflettere, visto che nel mondo milioni di persone soffrono la fame. Parlando invece di polenta, non possono che venire in mente le singole innumerevoli varietà di questo piatto che esistono nel
Nord Italia: Slow Food si fa promotore proprio della biodiversità alimentareche diviene un valore essenziale, oltre che un segno distintivo del luogo a cui si appartiene, contro l’omologazione dovuta alle multinazionali e alla globalizzazione, rafforzata da pubblicità e mass media. Un momento emozionante è stata la rievocazione della scena in cui nonno Anselmo si alza prestissimo per andare a cospargere l’orto di escrementi di gallina. Quella che sembra un’operazione disgustosa racchiude in realtà un sapere antico e infallibile: lo sterco forma uno strato protettivo che impedisce alla terra di gelare, permettendo così alle piantine di crescere e germogliare in primavera. Si è trattato di un momento toccante poiché è stato rivissuto – recitando ancora a memoria le esatte battute della scena – da Teresa Brescianini, alias la vedova Runc della storia, graditissima ospite dell’evento. Ebbene, noi abbiamo perduto questa saggezza popolare e il contatto diretto con la terra. Non sappiamo più valorizzare il cibo e metterlo in relazione con il luogo dal quale proviene, non abbiamo idea della fatica e del lavoro che sta dietro un frutto, perché nell’epoca della globalizzazione siamo abituati ad avere tutto, sempre. C’è sempre disponibilità di prodotti, anche se sono fuori stagione, perché arrivano da altre parti del mondo o sono coltivati nelle serre, che riproducono in piccola scala il clima ideale. Questa disponibilità e abbondanza ci ha fatto dimenticare il valore della terra e quello «del ringraziamento a tavola, perché dietro un pezzo di cibo c’è una marea invisibile di saperi, persone e operazioni. Olmi, con la sua opera, riesce a trasmettere questi valori autentici, l’aura della terra», ha dichiarato Berlendis. Questi ha anche precisato: «“L’albero degli zoccoli” non è un film passatista del tipo “si stava meglio quando si stava peggio”, il regista non ha mitizzato quel mondo contadino fatto di durezza e privazioni, ha semplicemente raccontato, facendone un’accurata ricostruzione epica». Plebani ha, dal canto suo, deliziato la platea con immagini e curiosità relative al film.

Non si poteva che concludere con una premiazione. A tutti i protagonisti del comitato per le celebrazioni dei 40 anni del film e della sua vittoria al Festival di Cannes sono state date in dono, dall’amministrazione comunale di Mornico al Serio, delle tegole dipinte e personalizzate. Ciò che le rende dei doni speciali è il fatto che risalgono a un cascinale dello stesso periodo in cui è ambientata la storia dell’Albero degli Zoccoli, vale a dire fine Ottocento. Non appartengono solo al luogo della storia narrata, ma anche al suo tempo. Il convegno si è tenuto nell’ambito della 38° Festa sull’Aia, istituita nel 1981 proprio in ricordo del film di Olmi  e dei luoghi da lui raccontati.

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