Chiese di Mornico al Serio

Comune: Mornico al Serio

 

Parrocchiale di S. Andrea 

La chiesa parrocchiale di Mornico è consacrata il 28 settembre 1929 da Mons. Angelo Giuseppe Roncalli, il futuro Papa Giovanni XXIII.  
Sebbene quindi risalente al XX secolo, è costruita in stile barocco su progetto dell’architetto Barboglio; occupa l’area dell’antico castello e della chiesa dei Disciplini, demolita nel 1916. Nel 1992 la facciata viene completata con il posizionamento delle due statue di Santa Valeria e di San Rocco, opere dello scultore Aiolfi, e con l’inserimento del portale seicentesco in pietra appartenente alla chiesa precedente.  
All’interno di particolare pregio sono le tele seicentesche di Giovanni Paolo Cavagna, del Ronzelli e del Cotta e un quadro tardo settecentesco del Picenardi. Inoltre si distinguono per nobiltà di segno e di colore gli affreschi del bresciano Elio Coccoli (1942-1943), che per realizzare le Beatitudini della cupola si avvale dei cartoni utilizzati per la cattedrale di La Valletta (Malta). 

 

 

Chiesa della B. V. Addolorata

L’antica parrocchiale dedicata a sant’Andrea nasce probabilmente insieme al paese ed è quindi millenaria; è però ricostruita completamente nel Quattrocento in stile gotico e consacrata nel 1475. A dispetto dell’esterno spoglio dominato dal portale ogivale, l’interno è completamente affrescato, in un meraviglioso trionfo di apostoli, santi, Madonne, angeli ed ex voto che si susseguono sulle pareti dell’unica navata scandita da archi trasversali. Gli autori sono più di uno, come d’uso all’epoca; tra questi si riconosce con precisione la mano di Maffiolo da Cazzano S. Andrea, che firma e data i suoi affreschi al 1477. Tuttavia alcuni recenti studi ipotizzano che Maffiolo sia il committente dei dipinti e non il loro realizzatoreIl presbiterio è triabsidato, verosimilmente riprendendo l’impianto primitivo: nell’absidiola centrale vi è l’effige della Vergine Addolorata alla quale la chiesa è oggi intitolata. Il soffitto è ancora quello antico, a capriate lignee.   
Due campagne di restauro avviate nell’ultimo ventennio del Novecento hanno reso ancora più splendido questo gioiello della bassa bergamasca (e non solo).