Profilo storico

I primi insediamenti

Si può ipotizzare che i primi nuclei abitativi si formarono sul territorio bergamasco tra il III e il II millennio a.C. Questi primi nuclei erano probabilmente costituiti da popolazioni di Celto-Liguri formatesi attraverso la penetrazione di genti provenienti dalle regioni del Reno e del Danubio. Il progressivo avanzare di queste, portò in epoca storica a un progressivo ritrarsi dei Liguri entro i confini della regione che ancora oggi porta il loro nome. I Galli rimasero così padroni del territorio fino alla conquista romana.
Di origine celtica è il comune di Calcinate, risalente al III secolo a.C.

I romani

Nel 226 a.C. i Galli si mossero verso sud, invadendo l’Etruria e l’Umbria. I Romani li sconfissero una prima volta presso Talamone e nel 222 a.C. a Casteggio (nei dintorni di Pavia). Da questo momento procedettero alla conquista della Pianura Padana. Il territorio bergamasco cadde nelle loro mani nel II secolo a.C. (197 a.C.); come d’uso si procedette alla “centuriazione”, ossia alla suddivisione di vasti territori in appezzamenti di eguale estensione, disposti a scacchiera, concessi in beneficio agli ex legionari perché vi si stabilissero. In breve la zona divenne un distretto posto ai confini della Repubblica di grande importanza sia strategica che commerciale.
Ancora in molti comuni della bassa bergamasca i toponimi, i resti archeologici e appunto le tracce della centuriazione rammentano i secoli della dominazione romana. Un esempio può essere Cividate, il cui toponimo è fatto risalire al latino civitas, “insediamento urbano”. Anche Antegnate, Calcio, Cavernago, Cividate, Cortenuova, Ghisalba, Mornico al Serio, Palosco, Telgate e Torre Pallavicina sono di origine romana.

Il medioevo                       

Invasioni barbariche e Longobardi

Al disfacimento dell’Impero romano seguì il turbolento periodo delle invasioni barbariche; dapprima Visigoti ed Unni, poi Alemanni ed Ostrogoti, e infine i Longobardi di Alboino, che nel 568-69 calarono sul nostro territorio. Essi si stanziarono in maniera disomogenea in Italia, attraverso spedizioni di gruppi guerrieri (fare) che si insediavano in un centro (perlopiù quelli già fortificati di origine romana) retto da quel momento dai comandanti di ciascuna fara, i duchi. Di origine longobarda sono i comuni di Fara Olivana, Martinengo e Pumenengo. Il suffisso germanico -engo indica la proprietà.

Tra Longobardi e Sacro Romano Impero

Contemporaneamente, qui come in tutta l’Europa occidentale l’economia e la società si riorganizzarono nel sistema curtense, cioè imperniato sulla curtis, la corte, il latifondo comandato da un signore. Questo sistema trovò continuazione e perfezionamento, dopo la conquista da parte dei Franchi, in epoca carolingia. Nel IX e X secolo, il potere centrale entra in crisi: senza più una guida politica forte in grado di imporsi, l’Europa diventa un mosaico di signorie locali. I territori della bergamasca vengono così retti, tra donazioni imperiali, cessioni e alleanze, dai vescovi di Bergamo, dalle loro famiglie o da nobili fedeli all’imperatore. Parallelamente nel paesaggio si impone un elemento che è emblema di questi secoli: il castello.

Periodo comunale

Tra XI e XII secolo, le campagne della bassa bergamasca approfittarono della favorevole contingenza economica che interessò l’intera Lombardia e goderono di una marcata fase di crescita, venendo a formare quelle strutture di produzione e a plasmare quei tratti tipici del paesaggio rurale destinati a perdurare più o meno immutati fino a un recente passato.
Sul piano politico la mutata situazione economica porta alla creazione di un nuovo modo di governarsi e di vivere in società.
Nel XII secolo alle signorie si sostituirono infatti i comuni, retti da istituzioni autonome che si governavano con proprie leggi. 
Tipologia di edificio che sorge in epoca comunale è appunto il broletto, ovvero il palazzo comunale, centro della vita pubblica. A Martinengo e ancora di più a Romano si possono tutt’oggi vedere nel loro antico aspetto. Romano di Lombardia risale proprio a quest’epoca di fioritura e cambiamenti. 

Il periodo comunale però fu tutt’altro che pacifico: le maggiori famiglie di ogni cittadina si contendevano ferocemente il potere, asserragliati in case-torri e fortezze; Bergamo e i paesi della bassa bergamasca si trovarono al centro delle innumerevoli dispute tra le opposte fazioni guelfe e ghibelline, che spesso degeneravano in cruenti scontri. L’animosità dei contrasti era favorita anche dal fatto che la bassa si trovava proprio sul confine tra i territori di Milano e Cremona, guelfe, e Bergamo e Brescia, ghibelline. Anche a causa di ciò questi territori sono stati palcoscenico di numerose e cruente battaglie, come quella della Malamorte nel 1191 o quella, ancora più celebre, di Cortenuova, combattuta tra l’imperatore Federico II e la Lega lombarda, nel 1237.

 

L’epoca moderna

Milano e Venezia

Il sogno di libertà comunale dura poco: già nel XIV secolo le lotte tra il Ducato di Milano e la Serenissima Repubblica di Venezia, in fase di espansione verso l’entroterra, giungono qui. Dopo un secolo di guerre la situazione si stabilizza con le spartizioni decise prima con la pace di Ferrara del 1428 e poi con quella di Lodi del 1454. Molti comuni conobbero il dominio di una delle personalità più importanti dell’epoca, Bartolomeo Colleoni, che venne infeudato dei territori di Antegnate, Calcinate, Cologno al Serio, Covo, Malpaga, Martinengo, Mornico al Serio, Romano di Lombardia e Urgnano. Dal momento che questi borghi risultavano strategici per la difesa sia della terraferma veneziana che di Milano -si trovavano difatti proprio sul confine tra le due potenze-, ricevevano un trattamento privilegiato potendosi rapportare direttamente col Doge o col Duca, senza passare attraverso gli istituti locali, di tradizione comunale. Così Romano e Martinengo, per ogni affare si rivolgevano al potere centrale, e godevano di notevoli esenzioni e favori da parte del principe. Ne derivò, naturalmente, un certo qual splendore locale, oltre che un discreto senso di appartenenza e di indipendenza di quelle comunità rurali. Oggi si possono osservare gli effetti di questa peculiare posizione giuridica e politica, visitando i castelli che sorgono nei centri storici di queste cittadine, eretti proprio per ragioni difensive.

Il periodo napoleonico

La signoria milanese durò fino al 1796. La dominazione veneziana fino al 1797. Entrambe furono spazzate via dalle armate francesi di Napoleone. Ancora prima che i francesi giungessero nei domini veneziani in realtà molti comuni avevano mutato le proprie istituzioni dopo una prima dichiarazione di resistenza e fedeltà alla Repubblica di San Marco: Romano di Lombardia il 17 marzo 1797 si proclamava repubblica autonoma e così Martinengo. Dovunque si innalzavano Alberi della libertà. Nel luglio del 1797 la bergamasca divenne parte della Repubblica Cisalpina e Bergamo, in qualità di capoluogo del dipartimento del Serio, venne a dipendere dal potere centrale milanese. Nel 1798 furono annesse al dipartimento del Serio la Gera d’Adda e la Calciana.
In tutti i domini napoleonici vengono attuate le importanti riforme volute da Bonaparte: anzitutto il nuovo Codice Civile, poi la riforma del Catasto, dell’istruzione, l’introduzione della leva obbligatoria e del sistema metrico decimale come sistema di misurazione. Un altro provvedimento che ha sicuramente segnato profondamente la vita del territorio riguarda la soppressione del maggior numero possibile di conventi, monasteri e istituti ecclesiastici.

Il Regno Lombardo-Veneto e i moti risorgimentali

Carlo Stragliati, Episodio delle Cinque Giornate di Milano in Piazza Sant’Alessandro, fine XIX sec.

Con il Congresso di Vienna, nel 1815, il Regno d’Italia napoleonico passa sotto il dominio austriaco del Regno Lombardo-Veneto. Gli Asburgo posero in essere nuove strutture amministrative le quali tuttavia non si discostavano, riguardo alla suddivisione territoriale, dall’assetto maturato nel secoli, quasi di compromesso tra le imposizioni geografiche, le tradizioni storiche e le nuove esigenze amministrative. E se l’efficiente amministrazione austriaca migliorò ammodernò la rete viaria -in particolare fu costruita la nuova strada per Cortenuova-Romano e fu sistemata la strada Calciana per Calcio e Mornico-, in generale il malcontento della popolazione crebbe fino a esplodere nelle Cinque giornate di Milano (8-23 marzo 1848) alle quali diedero manforte molti bergamaschi provenienti da Treviglio, Antegnate, Covo, Romano di Lombardia. Anche a Cividate si diffuse il movimento mazziniano della Giovane Italia. Nella primavera del 1848, dopo la vittoriosa rivolta dei milanesi, il sovrano piemontese Carlo Alberto dichiarò guerra all’Austria ed entrò in Lombardia alla testa del suo esercito e di migliaia di volontari provenienti da tutta Italia. Attraversarono anche il territorio di Mornico. Tra i volontari c’erano anche alcuni ragazzi cividatesi, tra cui Giovan Battista Pagani.
Purtroppo questa Prima Guerra d’indipendenza finì con le sconfitte di Custoza e Novara: sappiamo che i giovani patrioti cividatesi che avevano seguito Carlo Alberto trovarono tutti rifugio in Piemonte, tranne Pagani. Il governo austriaco, rientrato in possesso della Lombardia, emanò severe leggi contro gli aderenti ai movimenti patriottici e comminò la pena di morte a tutti coloro che venivano trovati in possesso di armi. La polizia perquisì la casa di Pagani e, avendovi trovato varie armi, lo arrestò. Il 7 luglio 1849, dopo un processo sommario, il ventiquattrenne fu fucilato nella Rocca di Bergamo con altri giovani patrioti bergamaschi.

Martinengo ebbe il suo focolaio indipendentista nel suo Collegio-Convitto, i cui professori e studenti simpatizzarono con le idee di Mazzini e appoggiarono le spedizioni di Garibaldi, unendosi sia ai corpi dei Cacciatori delle Alpi che ai Mille. 
Nella primavera del 1859, allo scoppio della Seconda Guerra d’indipendenza, l’esercito di Vittorio Emanuele II passò da Cividate e da Mornico, diretto ai vittoriosi campi di San Martino e Solferino. Si narra che in quest’occasione la nobile famiglia Terzi abbia offerto una grande festa per i liberatori franco-piemontesi nel suo splendido palazzo. Tra le file dei combattenti si contavano anche giovani cividatesi, 39 uomini di Romano e 13 martinenghesi.
Questi paesi, insieme a molti altri, videro imbarcarsi i propri uomini l’anno successivo nella spedizione dei Mille.

Fu infine a Treviglio e ad Antegnate che il patriota Paolo Bassi raccolse 1200 volontari per la spedizione del Tirolo durante la Terza Guerra d’indipendenza e per quelle successive di Roma.

Il Regno d’Italia

Nel 1859 la provincia bergamasca entrò a fare parte del Regno d’Italia seguendone le sorti. Da quel momento i comuni della bassa bergamasca assistettero ad una progressiva trasformazione del proprio territorio: da prevalentemente rurali, i comuni divennero anche piccoli e medi centri industriali che trovavano la maggior fonte di ricchezza nelle filande e nella gelsibachicoltura. La crisi del settore che colpì per svariati anni dalla fine dell’Ottocento, segnò profondamente l’economia di queste zone, che inizieranno una lenta ripresa solo nel secondo dopoguerra.

 

Per approfondire

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